sabato 20 settembre 2014

INTERROGAZIONE GELMINI-CIRACI' IN I COMMISSIONE (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI)

ATTO CAMERA [fonte camera.it]

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/03565

Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 291 del 16/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: GELMINI MARIASTELLA
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 16/09/2014
Elenco dei co-Firmatari dell'atto
             Nominativo co-firmatario CIRACI' NICOLA        
             Gruppo  FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI                                            PRESIDENTE
             Data firma 16/09/2014

Commissione assegnataria 
Commissione: I COMMISSIONE (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE delegato in data 16/09/2014
Stato iter: 
CONCLUSO il 17/09/2014

Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE   17/09/2014
CIRACI' NICOLA    FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE

RISPOSTA GOVERNO       17/09/2014
RUGHETTI ANGELO         SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

REPLICA      17/09/2014
CIRACI' NICOLA    FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE


Fasi iter:
DISCUSSIONE IL 17/09/2014
SVOLTO IL 17/09/2014
CONCLUSO IL 17/09/2014
Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03565
presentato da
GELMINI Mariastella
testo di
Martedì 16 settembre 2014, seduta n. 291
GELMINI e CIRACÌ. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
la riforma della pubblica amministrazione da ultimo approvata è un enorme cesto dentro il quale sono state riversate alla rinfusa molte ambizioni sorrette da alcune norme, giuste e da molto tempo attese, ma nel fondo prive di quella visione incisiva, organica e coerente che di solito accompagna una riforma di sistema;
come per la riforma del lavoro, anche per la pubblica amministrazione il presidente Renzi ha scelto un doppio binario: un decreto legge, con interventi minimi, e un disegno di legge delega, più robusto e ambizioso nelle sue finalità ma anche di più remota realizzazione;
tra le disposizioni che il Governo pubblicizza come innovative se non addirittura rivoluzionarie, si annoverano quelle sul ricambio generazionale per consentire l'ingresso di giovani nella pubblica amministrazione da realizzare attraverso la fine dei trattenimenti in servizio oltre l'età pensionabile ed una semplificazione del turn over che, secondo i calcoli inguaribilmente ottimistici dell'esecutivo, permetterebbe di creare ben 15mila nuovi posti di lavoro;
i trattenimenti in servizio sono circa 1.200 l'anno e che di questi la metà sono relativi ai magistrati, per i quali i trattenimenti in servizio potranno continuare fino a tutto il 2015, si capisce come l'effetto previsto dal governo sarà sfortunatamente minimo;
pur non mancando interventi positivi nell'ultima riforma della pubblica amministrazione approvata quali l'incompatibilità per i magistrati degli incarichi extra giudiziari; il dimezzamento dei distacchi sindacali e il ruolo unico dei dirigenti, tuttavia non emerge una visione leaderistica della pubblica amministrazione, capace di incidere sulla valutazione di qualità come pure spicca l'assenza di chiari obiettivi da raggiungere;
ci troviamo secondo l'interrogante quindi di fronte ad una riforma priva di mordente e incapace di scuotere il mondo della pubblica amministrazione per proiettarlo verso un orizzonte meritocratico, in cui le qualità professionali, il rendimento sul lavoro siano davvero i parametri decisivi per valutare e premiare le persone e sarebbe indispensabile una responsabilità specifica in capo agli amministratori, ai dirigenti ed ai funzionari, non lasciando alla buona volontà dei singoli l'attuazione delle riforme;
nella riforma approvata non c’è alcun riferimento alla responsabilità dei dipendenti pubblici, alla possibilità di licenziamento, ad una vera mobilità obbligatoria, all'individuazione di precisi criteri per la determinazione degli esuberi, mentre troppo generiche sono le previsioni di valutazione per la progressione di carriera né si è ancora sufficientemente affermata una «cultura della valutazione», la sola in grado di restituire efficienza alla pubblica amministrazione e ricostruire un rapporto fiduciario con i cittadini;
nella riforma si è perso anche uno dei tasselli più innovativi della precedente riforma Brunetta: la valutazione da parte dei cittadini, elemento indispensabile capace, se praticata, di incidere fortemente sulla accountability della pubblica amministrazione con l'effetto di non rafforzare in maniera adeguata la mobilità obbligatoria ma facilitando la mobilità volontaria del lavoratore, cioè quella che serve meno alle amministrazioni –:
come e in che tempi il Governo abbia intenzione di rendere la pubblica amministrazione meno costosa per i cittadini e per il bilancio dello Stato riducendo drasticamente l'apparato pubblico, lasciando ampio spazio all'iniziativa privata nello svolgimento di attività e servizi oggi appannaggio di enti pubblici e società partecipate, fonti di sprechi ed inefficienza e apportando quegli elementi di «rottura» tipici di una riforma che abbia l'ambizione di imprimere una svolta. (5-03565)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 settembre 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione I (Affari costituzionali)
5-03565
L'interrogazione pone alcune questioni generali, relative alle linee fondamentali della riforma amministrativa in corso, e alcune questioni più specifiche. Risponderò distintamente alle une e alle altre.
Cominciando dai quesiti posti a conclusione dell'interrogazione, osservo innanzitutto che il contenimento della spesa è un obiettivo del Governo, ma non specificamente del decreto-legge 90, né del disegno di legge in discussione al Senato, anche se molte delle relative previsioni (come quelle relative agli onorari degli avvocati pubblici e a quelli dei segretari comunali o alla soppressione e all'accorpamento di enti) produrranno rilevanti risparmi.
È un obiettivo del Governo anche liberare l'iniziativa economica privata dai vincoli derivanti da norme confuse e frammentarie e dalla loro cattiva attuazione e interpretazione. Ma per semplificare e liberalizzare realmente, non servono norme-manifesto o promesse legislative, come quelle spesso adottate in passato: servono un paziente lavoro di revisione legislativa (come quello consistente nella redazione di testi unici o nella precisa individuazione delle attività sottoposte a silenzio-assenso e segnalazione di inizio di attività, previsti dal disegno di legge) e una costante azione amministrativa (come quella che ha consentito la conclusione dell'accordo in Conferenza unificata sui moduli uniformi per i permessi di costruire e che, nelle prossime settimane, condurrà all'adozione dell'Agenda per la semplificazione, prevista dal decreto 90).
Per quanto riguarda le questioni specifiche, mi limito a osservare:
Sulla soppressione dei trattenimenti in servizio, che la norma va valutata per il futuro (per i posti che saranno liberati) più che per il passato (per i trattenimenti in servizio venuti meno) e che, date le dinamiche contributive, il numero delle nuove assunzioni è molto più alto di quello dei trattenimenti in servizio che vengono meno;
Sul principio meritocratico, che esso è alla base dell'intervento sulla dirigenza pubblica, che contempla sistemi di reclutamento e di conferimento di incarichi dirigenziali basati sulla corrispondenza tra requisiti e competenze, oltre che la revisione della disciplina della responsabilità;
Sulla mobilità dei dipendenti pubblici, che il decreto-legge prevede misure particolarmente incisive in termini di mobilità obbligatoria, compresa la possibilità di trasferimento entro un raggio di cinquanta chilometri, e rimuove ostacoli – anche di ordine finanziario – alla mobilità volontaria, che può a sua volta risolvere rilevanti problemi di distribuzione del personale;
Sulla valutazione del rendimento degli uffici e dei dipendenti, che il decreto-legge consente una drastica semplificazione del macchinoso sistema delineato dalla legislazione vigente (senza per questo rinunciare all'apporto dei cittadini) e che il disegno di legge introduce il principio che la valutazione serve non solo a erogare una parte della retribuzione, ma anche a regolare la carriera dei dipendenti.

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